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BRACCIANTI IMMIGRATI, MEDIATORI CULTURALI PER AVVICINARLI ALLE TUTELE

BRACCIANTI IMMIGRATI, MEDIATORI CULTURALI PER AVVICINARLI ALLE TUTELE

09/04/2018 16:20

Sinergie sindacali tra Fai e Anolf

Lavoratori stranieri spesso vittime di discriminazioni e sfruttamento 

Salari sotto il minimo e lavoro in nero genera concorrenza e dissapori con i lavoratori italiani

Catania, 9 febbraio 2018 –  Braccianti immigrati: scardinarne la diffidenza per avvicinarli alle tutele sindacali. Con questo obiettivo la Fai Cisl di Catania e l’Anolf provinciale (Associazione Oltre le Frontiere) hanno costituito una sinergia, mettendo insieme le esperienze e le competenze dei propri operatori per avvicinare i lavoratori stranieri, spesso sottoposti a discriminazioni e sfruttamento.

All’incontro hanno partecipato Mohamed Saady, segretario nazionale Fai Cisl; Pierluigi Manca, commissario regionale Fai Cisl; Maurizio Attanasio, segretario generale Cisl Catania; Pietro Di Paola, segretario generale Fai Cisl Catania, e Alessandro Schinco presidente provinciale Anolf.

«Nella provincia catanese – dice Di Paola – i lavoratori stranieri sono spesso vittime di vero e proprio sfruttamento, per i lavori nei campi e negli agrumeti, ed è difficile riuscire a stabilire con loro un rapporto con loro per aggiornarli sulle tutele contrattuali. Spesso è la difficoltà della lingua ma il più delle volte è la chiusura dovuta a timori e diffidenze di varia natura».

A Catania, i lavoratori stranieri impiegati come braccianti vengono utilizzati per le qualifiche di manodopera comune, dalla raccolta dei prodotto alla custodia di beni e immobili, con paghe molto inferiori al trattamento contrattuale. «È una situazione che genera anche fenomeni di concorrenza sleale e dissidi con i lavoratori italiani – aggiunge Di Paola – che si vedono scavalcati da chi, molte volte, è costretto anche a lavorare in nero e senza tutele né dispositivi di sicurezza».

«Metteremo a disposizione della Fai – dice Schinco – i nostri mediatori culturali, per creare una rete di collaborazione e pronto intervento sulle aree della provincia etnea per sensibilizzare i lavoratori, vincerne la diffidenza e far emergere i tanti casi di sfruttamento. Spesso gli stranieri tendono a chiudersi in circoli tra etnie omogenee o gruppi di provenienza e questo limita moltissimo la possibilità di aprirsi al dialogo e alla conoscenza dei diritti e delle tutele che le strutture dell’organizzazione sindacale possono offrire».

Per Saady, «il settore agricolo soffre di forti discriminazioni e sfruttamento da parte dei datori di lavoro. Le iniziative messe in campo dalle organizzazioni sindacali hanno portato alla legge 199 del 2016, contro il caporalato, che finora ha però privilegiato l’intervento repressivo mentre sarebbe opportuno potenziarne la portata preventiva».

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