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Gestore unico idrico, non si ostacoli l'azione della commissaria ad acta

Gestore unico idrico, non si ostacoli l'azione della commissaria ad acta

21/02/2024 12:49

La nomina della Regione "atto dovuto"

Consentire anche la rappresentanza delle forze sindacali al tavolo per la stesura dei patti parasociali e nel cda del nuovo soggetto 

Catania, 4 gennaio 2024 - «Superare con responsabilità eventuali rivendicazioni di posizioni di predominio e sostenere la neo commissaria ad acta a eseguire i dettami della sentenza del CGA Sicilia e concludere l’iter per avviare il gestore unico d’ambito del sistema idrico integrato: a rischio c’è non solo la perdita di oltre 70 milioni di euro di progetti finanziati dal Pnrr per ridurre le perdite nelle reti di distribuzione idrica, insieme alle ulteriori imponenti risorse sugli investimenti nel settore della depurazione delle acque, ma anche il diritto delle famiglie dell’intera provincia catanese di avere certezze sulla disponibilità di un bene vitale qual è l’acqua, in un periodo tra i più siccitosi che si ricordi.

Nello stesso tempo, si consenta la rappresentanza e la partecipazione delle forze sindacali maggiormente comparative al tavolo per la predisposizione dei patti parasociali del nuovo soggetto e, quindi, nel consiglio d’amministrazione, a tutela dei diritti dei lavoratori e degli utenti del servizio».
È l’esortazione che arriva dalla Cisl di Catania, per voce del segretario generale Maurizio Attanasio e di Giuseppe Coco, segretario generale della Femca Cisl, affinché la commissaria ad acta Francesca Spedale, neo insediata, approvi l’aggiornamento della convenzione sottoscritta già il 24 dicembre del 2005, tra l’allora Consorzio Ambito Territoriale Ottimale 2 - Catania Acque, oggi in liquidazione, e Servizi Idrici Etnei S.p.A. avviando finalmente il gestore unico.
«La nomina del commissario ad acta è “un atto dovuto” della Regione – affermano Attanasio e Coco – dopo le tre consecutive sedute dell’A.T.I. andate a vuoto il 7, 20 e 28 dicembre 2023. Ora è tempo che si superino tutti gli ostacoli e si arrivi alla conclusione della vicenda, senza che vi si frappongano questioni meramente politiche nel percorso avviato».
«Siamo fortemente preoccupati – aggiungono – poiché l’anno appena trascorso è stato tra i più siccitosi e, purtroppo, il futuro non apre all’ottimismo. Oggi più che mai, dunque, occorrono certezze nella prestazione del servizio e nel recupero del bene primario che è l’acqua. I dati consegnati dai vari acquedotti del territorio provinciale ci impongono una responsabile riflessione su quanto sia necessario un gestore unico e autorevole, per attivare gli investimenti che portino a eliminare quel 70% di perdita della rete».
«Poi, sarà la volta della stipula dei patti parasociali tra i soci azionisti del SIE, su cui noi riteniamo che il sindacato, quale rappresentante dei lavoratori e dei cittadini, debba dare il proprio contributo affinché non si ripetano più errori come quelli commessi nella fusione di altre società partecipate catanesi. È necessario, infatti, tutelare i lavoratori che confluiranno nella costituenda società, nelle loro forme contrattuali e salariali, e unificare i trattamenti retributivi con i relativi carichi di lavoro e mansioni, che ad oggi non risulterebbero omogenei alle pari funzioni svolte nei diversi acquedotti».  
Secondo Attanasio e Coco «un passo di grande innovazione e di sviluppo corresponsabile deve essere “la partecipazione dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione aziendale” nel consiglio d’amministrazione e/o nel consiglio di sorveglianza, come previsto dall’articolo 46 della nostra Costituzione, per l’attuazione del quale la Cisl nazionale ha già depositato circa 400 mila firme per sostenere la relativa proposta di legge popolare “Partecipazione”, già incardinata dallo scorso dicembre nell’iter parlamentare».
«Una partecipazione che dovrebbe essere realizzata in tutte le società partecipate pubbliche, per rappresentare e tutelare i diritti dei lavoratori e dei cittadini utilizzatori dei servizi, affinché i costi di scelte non sempre oculate non ricadano sulle spalle dei cittadini utenti e degli stessi lavoratori».

(rn)

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